Lo stile Japandi è caratterizzato dall’espressione della serenità. Per quanto possa essere inserito all’interno delle tendenze d’arredamento è bene considerarlo anche e soprattutto come un modo di vivere la casa, e forse anche il tempo, con consapevolezza.
Nato dall’incontro tra il minimalismo giapponese e la funzionalità scandinava, il Japandi style è un linguaggio estetico che parla di equilibrio, luce e autenticità.
L’anima dello stile Japandi
Nel cuore dello stile Japandi convivono due culture diverse ma sorprendentemente affini.
Dal Giappone arriva la filosofia wabi-sabi, che celebra la bellezza dell’imperfezione e del naturale fluire del tempo.
Dal Nord Europa, invece, arriva lo hygge: la ricerca di comfort, accoglienza e intimità negli spazi quotidiani.
Unendo questi due mondi nasce una visione armonica dell’abitare, dove l’essenziale non è mai freddo e il naturale non è mai disordinato.
Il risultato è un interior design sobrio ma caldo, pulito ma avvolgente, che invita a respirare con consapevolezza e rallentare.
La luce come elemento di design nello stile Japandi
Nelle case in stile Japandi, la luce è un materiale d’arredo a tutti gli effetti.
Filtra delicata tra le tende, accarezza superfici neutre, si riflette su specchi e metalli chiari.
Uno specchio può amplificare la luminosità di un ambiente, portando un accento raffinato senza disturbare l’armonia generale.
Anche i lampadari Japandi seguono la stessa filosofia: forme pure, luce calda e presenza discreta. La luce non domina, ma accompagna, scandisce il tempo della giornata e si fonde con le forme degli oggetti.
Altezze e distanze: lo spazio japandi deve respirare
Ogni stanza in una casa stile Japandi è pensata per respirare, non solo metaforicamente, ma anche nello spazio fisico che lascia al movimento, alla luce e al silenzio.
Le altezze sono misurate con delicatezza: i mobili non invadono, ma si adagiano nell’ambiente. Le linee basse dei divani e dei pouf invitano a un contatto più diretto con il pavimento, in armonia con la tradizione giapponese di vivere vicino alla terra.
Nel soggiorno, le sedute sono infatti basse e morbide (come questo pouf poggiapiedi), per invitare a un relax informale seppur elegante.
Un tappeto rotondo può per esempio completare lo spazio con la morbidezza delle fibre naturali, attenuando suoni e creando continuità visiva.
Le distanze tra i mobili non sono mai casuali: lo spazio vuoto nel Japandi ha la stessa importanza degli oggetti. Il vuoto diventa respiro, pausa visiva, invito alla calma.
La poesia delle imperfezioni nel Japandi
Il Japandi interior design celebra il tempo che passa, le forme imperfette dell’artigianato, l’istinto legato ai sensi.
In un mondo dominato dalla ricerca del perfetto, questo stile ci ricorda che la genuinità è più preziosa della simmetria.
Dietro ogni mobile, vaso o tessuto si cela la filosofia giapponese del wabi-sabi: accettare il tempo, la natura e la trasformazione come parte integrante della bellezza stessa. Una superficie leggermente graffiata, una venatura irregolare del legno o una sfumatura di colore non uniforme non sono difetti, ma tracce di vita, memoria e materia viva.
Un vaso leggermente irregolare, o la naturalezza di un attaccapanni in radice di teak possono raccontare una bellezza che non teme l’autenticità.
È un’estetica della calma, dove l’oggetto non è mai solo decorazione, ma parte di un racconto intimo e personale.
Anche nella decorazione, il Japandi evita l’eccesso e preferisce la suggestione: un set di vasi in vetro opaco può per esempio accogliere la luce in modo diverso durante la giornata, trasformando l’ambiente a seconda delle ore e delle stagioni. È questo gioco di impermanenza, di luce e materia, che dà a questo stile la sua anima più poetica.